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Di cosa si tratta?

 

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità “la sessualità è data dall’integrazione di aspetti somatici, fisici, intellettuali e sociali dell’uomo, arricchisce la personalità e la comunicazione dell’amore”.

La definizione dell’OMS pone l’accento su quanto la sessualità sia complessa. Essa infatti non è data unicamente dalla componente biologica, ossia dal genere con cui nasciamo (maschio, femmina, intersex) ma anche da come viviamo e percepiamo nel profondo la nostra identità di genere, da come cioè ci sentiamo in merito al nostro sesso biologico (ad es. cisgender, transgender, non-binari) e ancora da come esprimiamo attraverso i vestiti, le posture, i ruoli, ecc. il nostro genere (mascolino, femminile, expansive). L’espressione di genere è un costrutto socioculturale in quanto ogni società porta con sé aspettative sociali e culturali in merito al modo in cui si dovrebbe esprimere il proprio genere. Infine vi è l’orientamento sessuale che riguarda l’attrazione affettiva-sessuale rivolta al proprio sesso biologico, al sesso opposto, ad entrambi o ad altre possibilità (ad es. eterosessuale, omosessuale, bisessuale, asessuale, pansessuale).

Con gli acronomi LGBTQIAP+ (Lesbica, Gay, Bisessuale, Transgender, Queer, Intersex, Asessuale, Pansessuale, Altre identità di genere) e GSRD (Gender, Sex and Relationship Diversity) si vuole dare voce e rispetto a tutte quelle dimensioni della sessualità che non rientrano in una visione sociale e culturale dominante in cui trova accoglimento solo l’etero-normatività e la cis-normatività.

Il fluire di questa complessità può esprimersi con sintomi sessuali vissuti con spiacevolezza. Parliamo dunque di disturbo sessuale ogniqualvolta vi sia una manifestazione di pensieri, di emozioni e di comportamenti, sia individuali che relazionali, vissuti con sgradevolezza dal soggetto e con la tendenza ad automantenersi. Il soggetto può sperimentare ad esempio rabbia, senso di colpa, ansia, depressione oppure giudicare il sintomo sessuale come insopportabile e tale vissuto originato quale conseguenza del sintomo sessuale ne diventa a sua volta causa, alimentando un circolo vizioso che automantiene il disturbo stesso.

I disturbi sessuali interessano il ciclo della risposta sessuale, il processo cioè che prende il via con il desiderio a cui segue la ricerca dell’attività sessuale che si esprime fisiologicamente con l’eccitazione la quale trova il suo culmine nell’orgasmo e nella successiva risoluzione. Il ciclo della risposta sessuale è un processo complesso e non deve intendersi in maniere strettamente lineare, tuttavia per convenzione esplicativa esso viene suddiviso in grandi momenti chiamati fasi, le quali scandiscono il fluire di questa risposta. I disturbi sessuali dunque ricalcano questa suddivisione e si possono presentare nella fase del desiderio, dell’eccitazione e dell’orgasmo. Esistono poi disturbi da dolore sessuale che rendono il coito o il tentativo dello stesso fisicamente doloroso e non piacevole.

Il desiderio è la componente psicobiologica fatta di fantasie, immagini mentali, pensieri, emozioni, sensazioni, aspettative che possono essere suscitate da segnali interni e/o esterni e che spingono alla ricerca dell’attività sessuale ed esso interagisce con le fasi della risposta sessuale in diversa misura durante tutto il ciclo di vita.

L’eccitazione è data dalla soggettiva sensazione di piacere che può essere percepita come diffusa in tutto il corpo accompagnata da caratteristiche modificazioni fisiologiche che si manifestano in modo diverso nei sessi biologici (per semplicità esplicativa, l’erezione nei maschi e la lubrificazione nelle femmine) e che subisce delle fluttuazioni più evidenti con il progredire dell’età.

L’orgasmo è il momento culminante della risposta sessuale preceduto da una sensazione di tensione fisica ed emotiva in crescente aumento, caratterizzato da una serie di contrazioni muscolari ritmiche e involontarie della durata di pochi secondi, solitamente vissuto con intenso piacere e associato a lieve ottundimento della coscienza.

Il modo in cui si vive la sessualità e l’affettività va incontro a modificazioni con il passare degli anni. La vita media infatti si è allungata considerevolmente e uno dei pregiudizi ancora oggi presente consiste nel credere gli anziani come privi di interessi o attività sessuale a dispetto di quanto invece dimostrato dagli studi scientifici. Grazie ad un approccio integrato e multidisciplinare si può dare voce a quelle persone in terza età che ancora non si sentono autorizzate a chiedere aiuto quando subentrano difficoltà nelle varie fasi della risposta sessuale.  La sessualità è compresa nel concetto di stato di salute dell’individuo dove i due aspetti si influenzano reciprocamente. Per questo motivo, poter vivere una vita sessuale ed affettiva anche in età anziana è indice di un buono stato di salute fisica e psicologica.

I dati emersi da recenti ricerche scientifiche hanno messo in luce come nei giovani sia sempre più diffusa la pratica del sexting alla quale si aggiunge in molti casi la presenza di dipenda ossessiva da cybersesso. Per sexting si intende la creazione, condivisione e diffusione di immagini e messaggi con contenuto sessuale tramite strumenti tecnologici e/o con l’utilizzo di internet.  Questa modalità di vivere la sessualità e l’affettività porta con sé allarmanti distorsioni del concetto di relazione e i giovani sono i più esposti alle conseguenze negative e finanche pericolose. La correlazione tra sexting e sex addiction ci indica una di queste insidiose derive. (In quest’ottica una buona educazione sessuale ed affettiva potrebbe fornire agli adolescenti quello spazio informativo accessibile e di affidabile confronto che spesse volte viene loro a mancare.)

Le sex addiction o dipendenze sessuali inoltre non colpiscono solo le fasce più giovani ma si stanno espandendo anche a fasce di età più adulte. Quest’ultimi appaiono spinti da motivazioni legate a difficoltà relazionali costellate da timori, spavento, ansia e nel mondo virtuale trovano un rifugio che ha però il sapore di un’effimera sicurezza. Il massiccio uso della tecnologia ormai imperante nella nostra quotidianità rappresenta un elemento che ha esasperato questo tipo di condotte di dipendenza.

 

In che modo può essere d’aiuto un percorso sessuologico?

 

Rivolgersi ad un esperto in sessuologia clinica permette di formulare, in un clima professionale, dedicato e libero da pregiudizi, una diagnosi multifattoriale e un percorso di cura, in un processo di cooperazione che consente al paziente di trovare o ritrovare una dimensione di benessere e piacere sessuale.

Escludendo problematiche di natura medica, talvolta il disturbo sessuale è frutto di una mancanza di competenze o abilità fisiche o mentali, altre volte invece sono le esperienze fatte nel corso della vita, le informazioni apprese, le emozioni provate a contribuire alla disfunzione sessuale, altre volte ancora la sessualità porta con sé storie di sofferenza che rendono difficile se non quasi impossibile una vita sessuale serena ed appagante.

 

Le principali proposte del percorso di cura riguardano:

  • intervento psicoeducativo, l’occasione cioè di avviare il cammino del cambiamento condividendo conoscenze nuove o diverse e scientificamente valide in merito alla sessualità perché ignorare conoscenze e informazioni valide ed adeguate non è un disturbo sessuale ma lo può generare.
  • terapia mansionale integrata, una terapia breve (in genere dai quattro ai dodici mesi con sedute settimanali o quindicinali) che propone il superamento delle disfunzioni sessuali attraverso due percorsi paralleli: l’analisi del vissuto emotivo-psicologico legato al disagio sessuale e la prescrizione di esercizi comportamentali specifici per ciascun disturbo.
  • psicoterapia focalizzata sul disturbo sessuale ossia una psicoterapia vera e propria dove l’attenzione è particolarmente focalizzata alla rielaborazione dei significati legati alla sfera sessuale.